Criminalizzazione della migrazione, criminalizzazione della solidarietà

Criminalizzazione della migrazione, criminalizzazione della solidarietà

Eccedenze Organizzate introduce e modera:

Stella Arena
Avvocatessa del foro di Nola - Asgi

Attiviste e attivisti
Mediterranea Saving Humans

Negli ultimi trent'anni, in Europa e soprattutto in Italia, la persona che si trova a migrare senza documenti, in assenza di vie legali, viene perseguitata per il fatto stesso di trovarsi in un territorio - così l'Art. 10bis del Testo Unico Immigrazione, che punisce non una condotta ma una condizione: trovarsi "illegalmente" sul territorio italiano.

Si tratta di un meccanismo che affonda le sue radici sull'affermarsi di un paradigma securitario, tale per cui un fenomeno sociale complesso come quello migratorio viene letto, interpretato, narrato principalmente come un problema di sicurezza per la popolazione di un dato stato. Negli anni, i movimenti migratori verso l'Europa sono stati bollati come potenziale veicolo di terrorismo, di delinquenza diffusa, di attacco al mercato del lavoro. Un processo che se da un lato ha portato a sempre maggiori restrizioni della libertà di chi migra, dall'altro ha avuto effetti anche su cittadine e cittadini, con l'emergere di forme di policing diffuso che assume la forma sia dell'etichettamento delle persone sulla base di loro presunte caratteristiche fisiche, demografiche e di condotta, sia della gestione del territorio con la partizione degli spazi urbani in aree accessibili e "zone rosse" dove l'ordinamento giuridico viene parzialmente sospeso in nome della "sicurezza della nazione".

La costruzione del migrante-come-criminale - un dispositivo che agisce sia sul piano discorsivo/culturale, che politico e giuridico - trova nella figura dello scafista il suo capro espiatorio per eccellenza. Se le persone che migrano vengono trattate o come "un rischio" - pericolo per la popolazione autoctona - o come "a rischio" - vittime passive da salvaguardare e contenere - lo scafista, il "trafficante di esseri umani", diviene la personificazione di chi mette in pericolo contemporaneamente il "corpo dello Stato" e i migranti-come-vittime.

Se riconosciamo l'importanza di questa figura nel legittimare discorsivamente e politicamente il governo sempre più restrittivo delle mobilità, capiamo come lo smuggler sia una presenza sempre più statisticamente rilevante nel numero di procedimenti legali a carico di persone straniere - a fronte di un tasso di assoluzioni e non luogo a procedere molto alti - e, allo stesso tempo, come la legislazione abbia incrementato grandemente le pene per i reati di traffico e tratta di esseri umani.

Accanto a questo processo di criminalizzazione della mobilità emerge ciò che chiamiamo criminalizzazione della solidarietà, cioè l'attacco indiscriminato dal punto di vista mediatico, legale e politico, a tutte quelle reti che praticano forme di solidarietà con le persone in transito. Non è un caso che il reato attribuito ai solidali sia lo stesso che viene attribuito ai presunti scafisti: "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina" (Art. 12 TUI). Negli ultimi anni, non solo in Italia, abbiamo assistito ad attacchi sempre più frequenti nei confronti di quelle organizzazioni della società civile e dei movimenti che effettuano ricerca e soccorso nel Mediterraneo, che danno rifugio e forniscono supporto alle frontiere interne europee, nei Balcani, in Europa orientale.

Il recente caso di sorveglianza illegittima, in atto probabilmente dal 2019, ai danni di attiviste e attivisti della ONG Mediterranea Saving Humans rappresenta un salto di qualità nel processo di criminalizzazione, dove le realtà solidali vengono trattate da nemico interno da sorvegliare e reprimere.

 

Per analizzare e riflettere su come questa duplice criminalizzazione delle persone in transito e delle reti di solidarietà si produce e riproduce, per prefigurare assieme strategie di rottura di questo dispositivo, abbiamo invitato a discutere con noi: Stella Arena, avvocatessa del foro di Nola e collaboratrice dell'Associazione di Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI) che si occupa di difendere coloro che sono accusati di essere scafisti; attiviste e attivisti di Mediterranea Saving Humans.